La serie televisiva più attesa dell’anno, “Il nome della rosa”, tratta dal celebre romanzo di Umberto Eco, chiude con 2 milioni e 600mila spettatori in meno rispetto a quelli del debutto. Viene da chiedersi che cosa non abbia funzionato, dato che gli ingredienti per il successo c’erano tutti. Infatti, l’ambientazione si è dimostrata eccellente, i costumi sono stati finemente curati ed il mistero da risolvere è stato riproposto in tutta la sua macchinosa perfezione.
Inoltre, non bisogna dimenticare che lo scrittore, prima della sua scomparsa, aveva approvato il progetto. Tuttavia, la serie diretta da Giacomo Battiato non ha riscontrato il successo sperato. Infatti, è partita bene, con il 27,38% di ascolti, ma, pian piano, ha perso sempre più consensi, chiudendo la corsa ad appena il 16,9%.
Il pubblico, di fatto, sembra non aver apprezzato il fatto che la storia, sin dal principio, si dilatasse troppo. Dunque, uno dei motivi principali del fallimento è stata la durata eccessiva, soprattutto di alcune scene. Tuttavia, ci sono astati anche altri problemi, che non hanno risparmiato pesanti critiche.
Dialoghi complessi, atmosfere troppo dark e poderosi strafalcioni
Poco apprezzati sono stati anche i dialoghi. Infatti, se è vero che la trama poteva essere facilmente rintracciata online, le conversazioni tra i personaggi sono sembrate troppo filosofiche e non adatte per il grande pubblico. Del resto, si sa che le opere di Umberto Eco sono già di per sé complesse da leggere ed inaccessibili per buona parte dei lettori.
A ciò si aggiunge anche la scelta della riproposizione di atmosfere un po’ troppo dark, che si adatta a produzioni come Game of Thrones, ma che non sono consuetudine nei prodotti Rai. Altro elemento a sfavore? L’incredibile quantità di errori storici ed artistici, che sono stati messi in luce dagli studenti del corso di Storia della critica d’arte della professoressa Alessandra Galizzi Kroegel dell’università di Trento.
Per la maggior parte si tratta di minuzie, ma che hanno fatto la differenza, soprattutto per gli spettatori attenti, che hanno considerato il lavoro poco curato. Dopotutto, non bisogna dimenticare che Eco era un medievalista, prima di essere uno scrittore. Per tanto, di certo non avrebbe accettato strafalcioni di questo tipo.
Alcune considerazioni finali su “Il nome della rosa”
Altre serie, prima de “Il nome della rosa”, non sono riuscite ad ottenere il successo sperato, come ad esempio Lorenzo De Medici, questo perché probabilmente non basta scegliere un cast importante ed un best seller conosciuto ed amato in tutto il mondo: gli spettatori vogliono di più. Di fatto, la sceneggiatura deve essere intrigante e la regia deve saper cogliere tutte le sfumature e non solo fermarsi agli aspetti basilari, soprattutto se viene riproposto un capolavoro assoluto.
Tuttavia, è importante sottolineare che il pubblico, con il tempo, è diventato sempre più esigente e non vuole dover soprassedere di fronte ad alcuni errori che potrebbero essere evitati. Si spera, però, che nonostante il flop, continuino ad essere riproposti prodotti televisivi importanti, in grado di richiamare all’attenzione, anche se solo per delle critiche, le persone, facendole diventare dei commentatori consapevoli.
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